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La Battaglia di Lissa | Le colpe di Persano

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

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LUG
2020

“UNO SCONTRO IMPARI PER UNITA’ CANNONI E UOMINI”

La Regia Marina del Regno d’Italia, costituitesi nel 1861, vantava durante la terza guerra d’indipendenza una flotta molto consistente ma obsoleta in quanto la maggior parte delle unità ammodernate erano ancora con scafo in legno. Il personale presentava molte carenze di addestramento tecnico e fra le sfere gerarchiche erano presenti gravi problemi di coesione. Al comando della flotta vi era l’ammiraglio Carlo Pellion di Persano e gli fu affidato il grande compito di distruggere la flotta Austro/Veneta, per ottenere una immediata rivincita per la grande disfatta di Custoza, avvenuta il 25 giugno 1866. L’ammiraglio Persano, conscio delle innumerevoli difficoltà organizzative e tecniche, raggruppò l’intera flotta presso il porto di Ancona per poter svolgere gli immediati preparativi e nel contempo pianificare un piano offensivo contro la flotta nemica, seguendo le indicazioni del Ministro della Marina. Il piano prevedeva il bombardamento navale delle fortificazioni site sull’isolotto di Lissa e subito dopo con un fuoco di sbarramento, proteggere l’immediato sbarco della fanteria di marina per conquistare l’isola.

Dopo aver frettolosamente effettuati i vari addestramenti, riparazioni e rifornimenti delle unità navali, l’ammiraglio Persano il mattino del 16 luglio 1866 con la sua flotta, divisa in tre formazioni navali, salpò dal porto di Ancona.

La flotta era composta da trentatrè unità navali di diverse tipologie fra cui la nuova unità corazzata, L’Affondatore, dotata di uno sperone di otto metri e cannoni posti su torri mobili che proveniva da altra sede e si apprestava a raggiungere la flotta verso il punto indicato.

Il 18 mattina, la flotta italiana giunse in prossimità dell’isolotto di Lissa e l’ammiraglio Persano, imbarcato sulla Piro Fregata Corazzata di primo rango ad elica, Re D’Italia, ordinò l’azione di bombardamento delle fortificazioni nemiche, situate sulle colline a levante di porto San Giorgio, alle formazioni navali, ognuno con il proprio settore.

L’azione di bombardamento distrusse parte delle fortificazioni austriache e la Formidabile subì gravi danni a bordo in quanto più volte colpita dalle batterie nemiche.

Il giorno successivo, nella mattinata giunsero sul posto L’Affondatore, scortato da pirofregate, corvette e piroscafi con a bordo i fanti di marina per tentare di effettuare lo sbarco sull’isola. Il mattino del 20 luglio iniziano le operazioni di sbarco dei reparti di fanteria ma subito dopo venne avvistata la flotta austriaca che si avvicinava a forte velocità in direzione dell’isola di Lissa.

L’ammiraglio Persano prontamente ordinò di sospendere subito le operazioni di sbarco e trasmise ai rispettivi ammiragli delle formazioni gli ordini per coordinare le unità e disporsi in linea di fila per affrontare il nemico; azione avvenuta con molteplici difficoltà.

Persano, per una serie di fattori tecnici, decise di trasbordare sull’Affondatore, essendo una nave veloce, in modo da dirigere le operazioni e poter trasmettere i segnali alla flotta celermente ma omise di avvisare i comandanti delle altre unità, lasciando la sua insegna di comando sulla Re d’Italia.

Le navi Italiani si raggrupparono e si disposero su una lunga linea di fila ma l’operazione di trasbordo dell’ammiraglio allungò la distanza fra le altre unità, creando un grande varco che divideva la formazione.

La flotta austriaca al comando dell’ammiraglio Wihelm von Tegetthoff, battente insegna ammiraglia sulla Piro fregata corazzata Erzherzog Ferdinando Max era suddivisa in tre formazioni navali per un totale di 27 unità navali di vario tipo. La squadra austriaca venne allarmata da un telegramma proveniente dal Governatore della Dalmazia che sosteneva di essere sotto attacco da parte della flotta italiana.

L’ammiraglio Tegetthoff, alla massima velocità, dispose le sue navi in formazione di cuneo e osservando la lunga formazione italiana decise di irrompere nello spazio creato fra la nave Ancona e la nave ammiraglia italiana. Dopo un violento cannoneggiamento da entrambi le parti le navi tentarono più volte le fasi di speronamento. Nella violenta mischia, fra il fumo accecante dei cannoni e la breve distanza degli scontri, un tiro di bordata austriaca provocò incendi a bordo della nave ammiraglia italiana Re d’Italia e subito dopo una unità minore austriaca, approfittando della situazione colpì la nave a poppa con il suo sperone, danneggiando il timone seriamente a tal punto da immobilizzare la nave.

L’ammiraglio Tegetthoff, accortosi della difficoltà della nave ammiraglia italiana, quasi ferma, diede ordini al suo timoniere di speronarla a tutta forza. L’urto violento fra le due navi ammiraglie causò un grosso squarcio sulla fiancata sinistra della nave ammiraglia italiana, causando morti e feriti ma l’equipaggio italiano continuò ad aprire il fuoco sulla corazzata Ferdinando Max, causando morti e feriti.

La Re d’Italia in pochissimo tempo venne invasa dall’acqua e si inclinò notevolmente e dopo poco tempo affondò con le bandiere spiegate, portandosi sul fondo del mare il suo comandante Emilio Faà di Bruno e quattrocento uomini dell’equipaggio. Intanto i combattimenti proseguivano e l’ammiraglio Persano a bordo dell’Affondatore tentò più volte di attaccare l’unità austriaca Kaiser che subito dopo speronò la nave Re di Portogallo. L’Affondatore subito dopo colpì duramente la corazzata Kaiser con i suoi cannoni ma l’unità riuscì ad allontanarsi velocemente unendosi al resto della flotta, mentre alcune unità continuarono a cannoneggiarsi fino al tramonto, per poi desistere nei combattimenti. La flotta austriaca rientrò vittoriosa nel porto di Pola mentre la flotta italiana dopo un tentativo teso ad inseguire la flotta austriaca rientrò nel porto di Ancona.

In definitiva la flotta italiana oltre ad essere ferita nell’orgoglio perse l’ammiraglia Re D’Italia, la corvetta corazzata Palestro che esplose violentemente, causando oltre duecento vittime compreso il suo comandante Cappellini, e altre unità.

In totale perirono 620 uomini e 49 furono i feriti, mentre le perdite austriache ammontavano a 38 caduti,140 feriti e qualche unità danneggiate.

Una sconfitta dal sapore amaro per la nuova Regia Marina e per il suo ammiraglio Persano il quale al suo rientro venne deposto dall’incarico e condannato alla perdita del grado.

Dopo aver brevemente parlato in sommi capi degli eventi di questa battaglia navale definita un’onta è doveroso ricordare che fra i caduti di Lissa, a bordo della nave Ammiraglia Re d’Italia,era imbarcato il personale componente la Fanfara navale della flotta. Una fanfara composta da un Sottocapo Musica con il grado corrispondente al Capo di 2^classe, venti musicanti esecutori e dieci allievi musicanti, tutti inquadrati nel Corpo di Fanteria di Marina.

Il loro compito a bordo dell’unità ammiraglia era principalmente svolgere il ruolo di fante e in concomitanza svolgere le attività musicali inerenti alle esigenze della regia marina. Il compito principale del personale musicanti era svolto dai trombettieri in quanto eseguivano i molteplici segnali attraverso l’esecuzione degli squilli effettuati dalla tromba, usati per trasmettere tutti gli ordini emanati dal Comandante o dagli Ufficiali di vascello all’equipaggio.

Durante la battaglia i trombettieri venivano schierati a prora e a poppa dell’unità accanto agli Ufficiali per segnalare a suon di tromba i vari ordini di manovra e battaglia, mentre il resto del personale veniva impiegato anche come personale di supporto presso l’infermeria di bordo in qualità di barellieri.

Nella foto è visibile la tavola dei segnali relativi agli ordini eseguiti con il fischio e con la tromba usati sia per rendere gli onori alla bandiera, all’ammiraglio, al comandante e alle varie autorità e sia per eseguire gli ordini di manovra e di fuoco, come apri e cessa fuoco.

Attualmente molti segnali sono in disuso ma tutti i segnali relativi agli onori sono ancora in uso, rispettando le antiche tradizioni marinaresche ed eseguiti con la batteria di fischi, svolta dai Nocchieri e la tromba dal personale musicante, in quanto la categoria Marò Trombettieri è stata dismessa.

Presso la Caserma Duca degli Abruzzi, attuale Maricentro presso la base di LaSpezia, all’interno del cortile, sotto i portici, sono deposte due grosse lapidi che annoverano tutti i caduti della battaglia di Lissa, fra i quali il personale Musicante.

Per la prima volta e con rispetto verso tutti gli altri caduti, si vuole elencare il personale Musicante che perse la vita in quella battaglia, dando lustro e onore alla propria categoria:

Sottocapo Musica : Lelio Nicola

Musicanti: Amabile Alfonso, Balcani Augusto, Battimo Domenico, Ciotola Vincenzo, Cuomo Giovanni, Durante Gaetano, Di Domenicis Felice, Digiandomenico Gaetano, D’Anna Giovanni, Demaria Francesco, Giannini Giuseppe, Giomi Carlo, Miceli Federico, Melani Fortunato, Paladino Alessandro, Pignataro Domenico, Pizzoni Alfonso, Salluzzo Domenico, Strizioli Carlo (imbarcato sulla Piro fregata Costituzione) e i Trombettieri Eugeni Federico e Parodi Francesco.

 



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